Sea Food Experience: l’alga da mangiare di Aci Trezza

Aci Trezza non vi risulterà un posto nuovo se avete studiato a scuola Giuseppe Verga e I Malavoglia, ma anche se non li avete studiati e avevate un’amica vera disposta a riassumere per voi, durante le vacanze estive, quel pessimista romanzo verista, mentre voi eravate alle prese con i racconti pacifisti di Hermann Hesse.

La realtà ora è ben diversa anche se gli elementi principali che la caratterizzano sono rimasti: tantissime barche e pescherecci, un porto con cantieri navali e pescherie ovunque con pesce in esposizione, tutto ci dice che si tratta di un paesino di pescatori, dove è possibile trovare ancora un’erba marina commestibile “u mauru”, come la chiamano in dialetto locale. Un’alga molto gustosa e carnosa,  che cresce spontaneamente lungo le coste laviche, sempre più rara a causa dell’inquinamento.

Il vero gourmet la consuma cruda con sale e limone, ma c’è chi la preferisce saltata in padella. A 7 km da Aci Trezza, nel ristorante/pizzeria Sole Mare di Acireale la si può assaggiare come antipasto di una cena a base di pesce che non ha eguali, dato l’habitat unico in cui crescono molluschi e crostacei. Rocce laviche nere dalle forme appuntite che emergono dal mare, come i Faraglioni dei Ciclopi di Aci Trezza, scagliati da Polifemo contro Ulisse, come riportato dall’Odissea, fonte autorevole in fatto di leggende.

Un mare prezioso protetto all’interno dell’Area Marina Riserva Naturale da percorrere in vaporetto, su pescherecci e lampare o in kayak, per i viaggiatori più avventurosi, che amano perdersi nei posti più sconosciuti, coloro che non hanno fissa dimora e si sentono a casa ovunque “…perché il mare non ha paese nemmen lui, ed è di tutti quelli che lo stanno ad ascoltare, di qua e di là dove nasce e muore il sole, anzi ad Aci Trezza ha un modo tutto suo di brontolare, e si riconosce subito al gorgogliare che fa tra quegli scogli nei quali si rompe, e par la voce di un amico…” (G. Verga, I Malavoglia).

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