Pitta ‘mpigliata, frassie e altri costumi dal 1700

A Carnevale ogni frassia vale. A San Giovanni in Fiore sono dei maestri con le burle in dialetto (frassie) a prendere di mira i personaggi politici e popolari del posto. Lo scopo far denuncia sociale senza rinunciare all’umorismo, perché a Carnevale tutto è concesso.

Concesso anche, e non solo a Carnevale, in questo comune, capitale della Sila, portare U ritùartu, una sorta di costume tradizionale femminile. Si chiamano “pacchiane” (contadine) le donne che non rinunciano ancora a indossarlo: gonna lunga, corpetto arabescato dalle maniche corte e larghe e un buffo copricapo di lino che arriva alle spalle. I capelli sono intrecciati in due ciocche che scendono pendenti ai lati del viso.

Ma le sorprese non finiscono qui. La tradizione secolare non è solo quella degli abiti femminili e delle frassie, anche in cucina a San Giovanni in Fiore mantengono la memoria. Risale al 1700 la pitta ‘mpigliata, dolce con miele,  cognac, frutta secca e mandorla, tipico del posto. Roselline in attesa del riconoscimento DOP. Le preparano le sangiovannesi a casa nel periodo di Pasqua o Natale, altrimenti si possono ordinare in diverse pasticcerie in provincia di Crotone a Carnevale e tutto l’anno e non è uno scherzo.

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